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Dalla Siberia alla Croara

Grotta Buco delle Candele. Croara, San Lazzaro di Savena, Bologna
Buco delle Candele

C'è un luogo vicino a Bologna dove la terra scintilla di luce ed il sottosuolo si rivela agli occhi con forme spettacolari.

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E' un itinerario mozzafiato, racchiuso in pochi chilometri, dove non basterebbe un'enciclopedia a descriverlo tante sono le storie che incontreremo lungo il cammino, molte di queste indissolubilmente legate alla città.

E' un incontro tra due mondi, uno che risplende alla luce, l'altro che vive nelle misteriose profondità della terra dove, forse, vivono ancora misteriose entità.

Il filo su cui letteralmente scorre la storia si chiama Fosso Acquafredda. A vederlo un insignificante corso d'acqua, un rivolo o poco più. Eppure questa piccola striscia che nemmeno merita il nome di torrente è stata in grado di creare un intero mondo scavando nei gessi nascosti in profondità: il sistema carsico della Croara.

Dalle pendici di Monte Calvo il Rio Acquafredda si butta infatti quasi subito sotto terra entrando in contatto con il mondo misterioso del sottosuolo, creando anfratti, cavità e custodendo tesori geologici e paleontologici, molti dei quali ancora da scoprire.

Si butta nel sottosuolo, ma lo fa per poco, risorgendo poco più a valle nell'abitato di Ponticella nella località Siberia da dove il nostro itinerario inizia. Siberia, un nome che evoca, o meglio, evocava tutto: umidità, freddo intenso, acque gelide, un microclima completamente diverso dal territorio circostante. Questo fino a quando una cava che estraeva le stesse risorse modellate dal Rio non ne ha definitivamente catturato e deviato il flusso. La Siberia così è oggi solo un ricordo.

Proseguendo affronteremo una salita ripida che ci condurrà verso il protagonista incontrastato del nostro piccolo viaggio: il gesso. Gesso, o meglio, selenite, pietra della luna. Una particolare cristallizzazione del minerale capace di brillare alla luce grazie alle sue infinite sfaccettature lucide, labirinto di specchi. Migliaia di cristalli a coda di rondine giunti a noi dopo un volo di sei milioni di anni!

Raggiungiamo così l'Altopiano di Miserazzano. Qui il gesso, nonostante la sua origine prima sottomarina e poi sotterranea, è suolo da calpestare. I raggi del sole con la giusta angolazione lo rendono scintillante e il cammino si trasforma in fiaba.

L'altopiano è anche un balcone sulla città e da qui possiamo identificare la sommità della Torre Asinelli, la cui base, come le prime storiche mura e come tanti altri edifici della di Bologna, è proprio di selenite.

Ma il gesso non finisce di stupirci e quando emerge lo fa con forme singolari e di particolare fascino come il Buco delle Candele. Non importa come ce lo spiegano i geologi: a vederlo sembra un grande organo di una cattedrale che connette profondità e cielo. Sotto ci sono i soffi afoni di divinità antiche, sopra escono concerti di fronde, foglie, uccelli e vento.

Non abbiamo ancora il tempo di stupirci che in poche centinaia di metri veniamo subito assorbiti dal richiamo della profondità verticale del Buco del Belvedere e dalle pareti della Palestrina, antica cava da cui potrebbero provenire le basi delle prime mura di Bologna. Una cava che deve il suo nome all'uso per arrampicata sportiva agli albori del free climbing.

Proseguendo i gessi vengono coperti da fronde e finalmente sarà l'ombra fresca del bosco a proteggerci. In un'improvvisa radura ci appare così il piccolo oratorio di Madonna dei Boschi edificato nella prima metà del '600 come ringraziamento per avere risparmiato il territorio da una grande epidemia di peste. Un evento quanto mai attuale.

L'oratorio fu anche ponte e terra di confine e all'ombra dell'enorme quercia che oggi troviamo secca si sono incontrati in processione, per decenni, gli abitanti di Rastignano e della Croara intraprendendo un cammino che oggi si rinnova con l'escursionismo.

Dopo l'oratorio scendiamo ripidi verso il basso entrando nel vivo del Rio Acquafredda, percorreremo tutta la valle e giunti al fondo, avvisati da grandi pioppi bianchi che fanno da sentinella, capiremo il significato di valle cieca: è proprio qui che l'acqua entra nel profondo ed inizia il suo lento lavoro di scavo.

Si risale ancora, e poi saremo costretti a percorrere un tratto di strada asfaltata, ma non sarà tempo sprecato: il paesaggio si apre verso la val di Zena e vedremo l'entrata della Cava Gionni, dal soprannome del suo proprietario, che la acquistò dopo la chiusura trasformandola in un centro di esercitazione speleologica e di organizzazione eventi culturali.

Percorrendo ancora la strada raggiungeremo poi un altro grande punto di fascino ed interesse, la ex Cava a Filo innestata fra i gessi come un piccolo anfiteatro

Si tratta dell'ultima cava del territorio ad essere chiusa permettendo così lo sviluppo definitivo del Parco dei gessi bolognesi. Le pareti levigate e lisce sono testimoni delle allora innovative estrazioni a filo elicoidale che hanno portato alla luce, ma anche distrutto, importantissime testimonianze paleontologiche: ossa fossili di animali estinti ed antichi reperti.

Si imbocca il sentiero si torna a scendere fino a sfiorare la Grotta della Spipola, una delle grotte più suggestive del Parco ed il Buco del Calzolaio che fu il suo primo ingresso ad essere scoperto.

Siamo nel territorio di Luigi Fantini, l'illustre scienziato autodidatta bolognese responsabile di importanti scoperte geologiche e paleontologiche. A lui si deve inoltre la più bella ed importante testimonianza fotografica delle architetture appenniniche, edifici oggi ormai scomparsi, ma messi in salvo nelle sue lastre di vetro. A lui è dedicato un intero percorso, la Via del Fantini, un bellissimo trekking di cui questo breve itinerario non è che un piccolo assaggio.

Si sale un po' ammirando tutta la verde dolina della Spipola e poi di nuovo giù rientrando alla Siberia dopo un piccolo ed intenso viaggio fra luce e buio.

Informazioni

 7,9 km Sì
 388 m 279 m
 388 m 80 m
 4-5 h Sì
 Facile (E) Sì
 N 44.454, E 11.375
Cosa significa?

L'escursione inizia dall'abitato di Ponticella, parcheggio gratuito alle coordinate indicate. Il senso di percorrenza nella descrizione è orario, ma può essere seguito anche in senso inverso.

E' presente una sola fontana presso la località Palazza situata nella parte finale, si consiglia di partire con la borraccia già piena.

Il percorso è sconsigliato in estate a causa del forte caldo ed in seguito a piogge a causa del fondo argilloso che potrebbe rendere la progressione poco gradevole.

L'itinerario è quasi completamente percorribile in MTB fatta eccezione per la partenza che comporta tratti a spinta ed un breve tratto prima dell'Altopiano di Miserazzano, questi tratti sono aggirabili raggiungendo direttamente la località Palazza da strada asfaltata. 

Dall'oratorio di Madonna dei Boschi è possibile raggiungere direttamente la Cava a Filo, saltando la discesa al Fosso Acquafredda abbreviando ulteriormente il percorso.

Download

Qui puoi scaricare la mappa topografica pdf e la traccia gpx dell'itinerario. Buon cammino.

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