Sentiero delle Tane
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Monoliti, grotte e cascate in un piccolo anello alle porte di Bologna.
Sentiero delle Tane a Labante
Il torrente Aneva è il vero protagonista di questo paesaggio ed uno dei tanti, piccoli corsi d'acqua secondari che danno origine alle tante, piccole valli secondarie della montagna. Ed è proprio in questi luoghi, in questo labirinto di località minori, secondarie appunto, dove si nascondono i più incredibili tesori.
L'Aneva non ha nemmeno l'onore di essere un affluente diretto del Reno che scorre più in basso, ma di un altro piccolo corso d'acqua che a sua volta si insinua all'interno del paese di Vergato, e venendo dalle città è proprio seguendo le indicazioni per Vergato che raggiungeremo Labante, il nostro punto di partenza.
Trovo che Aneva e Labante siano due nomi bellissimi. Il primo porta l'eco di "neve", di freddo, di acqua, il secondo invece di "alba", di luce, di stupore. Non è certo un'analisi etimologica, ma le suggestioni che si provano sono proprio queste.
Labante poi propriamente nemmeno esiste, sono due infatti i piccoli borghi che portano questo nome: Santa Maria e San Cristoforo ed è da quest'ultimo che partiremo per la nostra breve e intensa avventura. San Cristoforo di Labante.

Il percorso paesaggisticamente si divide in due parti, spaccato quasi nettamente dalla piccola strada provinciale che lo attraversa. La prima parte, quella più alta, quella di crinale è costellata da boschi intensi ed emergenze naturali straordinarie: la Cascata di Labante che sarà anche il nostro punto di arrivo, i grandi massi dei Monoliti del Serretto e le incredibili Tane, due cavità enormi scavate dalla lenta erosione di un rio senza nome come la firma mancante in un quadro di un grande maestro.
Questi boschi in primavera esplodono letteralmente della fioritura di maggiociondolo, un albero quasi invisibile per tutto l'anno, ma che nel suo mese di fioritura prende possesso del bosco diventando l'unico protagonista. Giallo.

La seconda parte invece lambisce il torrente Aneva e sono piccoli borghi, coltivi, frutteti, mulini a disegnare il paesaggio. Non mancano certo i boschi, ma di una natura più addomesticata, più dolce, più in equilibrio con le storiche esigenze dell'uomo: la legna a portata di mano, i pascoli, le deviazioni delle acque per macinare grani e castagne.

È in questa parte che troviamo i resti dell'Abbazia di Labante, un edificio enorme per i canoni del tempo, di tre piani, purtroppo oggi completamente distrutto. La sua storia ce la racconta il signore che abita lì di fronte evocando echi di feste di paese ed impariamo così che è semplicemente stata l'incuria, la dimenticanza a ridurla un cumulo di macerie. Nessuna bomba, nessuna guerra. Fortunatamente abbiamo ancora le immagini di Luigi Fantini a testimoniarci la maestosità di questo edificio nel suo storico lavoro di documentazione.
Oggi non ne rimane che "qualche brandello di muro" che fa da sostegno alla rete di un curatissimo pollaio. Piano piano le pietre del rudere stanno così rifondendosi con il territorio da cui sono state prese in prestito. Ci vorranno ancora millenni, ma ritroveranno pian piano la loro strada di casa.
Si procede ancora fra saliscendi, piccole strade sterrate delimitate da ciliegi e ancora boschi fino a che su un piccolo ponte di legno si varca per l'ultima volta l'Aneva. Avendo visto cosa questo torrente è stato capace di creare viene naturale salutarlo toccando le sue fresche acque. L'itinerario ormai si è chiuso anche se le sorprese non sono ancora finite.

Se abbiamo la fortuna di godere di acqua abbondante, un parte è ormai captata dall'acquedotto, lo spettacolo è straordinario. Siamo sovrastati da un monolite di roccia scura e colpiti da migliaia di schizzi di gocce purissime. In questa formazione geologica si insinuano piccole cavità, grotte che racchiudono acque limpidissime. Siamo nel regno della spongia, un travertino locale estratto già dall'antichità che possiamo trovare nei più tipici edifici locali, come il campanile poco sopra di noi che segna la vera fine dell'itinerario con una fresca fontana.
Informazioni
9,4 km | Sì |
643 m | 755 m |
643 m | 441 m |
3-5 h | No |
Facile | Sì |
N 44.261 E 11.036 | |
Cosa significa? |
Periodi consigliati: primavera e autunno.
Acqua sul percorso: in partenza.
Nei periodi più caldi occorre prestare molta attenzione alle zecche, si consigliano pantaloni lunghi.
Interamente percorribile in MTB con alcuni tratti leggermente tecnici dopo i Monoliti del Serretto.
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